Parco Regionale di Sutri
Istituito con Legge Regionale n. 38 del 24 giugno 1988, il Parco Regionale dell’Antichissima Città di Sutri ha una superficie complessiva di circa 7 ettari e rappresenta una delle più piccole realtà del sistema Regionale delle Aree protette del Lazio. E’ caratterizzato da importanti evidenze archeologiche e dalla compresenza di valori storici, paesaggistici e ambientali.
NECROPOLI MONUMENTALE
In prossimità della Via Cassia, sorge un’imponente necropoli rupestre, testimonianza significativa dell’architettura funeraria di epoca romana nel territorio etrusco-falisco.
Ad oggi sono visibili circa 64 tombe scavate direttamente nella parte tufacea su diversi livelli, tra queste si riconoscono tombe ad una camera, tombe a doppia camera con o senza ingresso ad arco e arcosoli. Caratteristica piuttosto particolare, riscontrata nella necropoli, è l’utilizzo contemporaneo, nei riti funerari, dell’inumazione (sepoltura a terra) e dell’incinerazione (combustione della salma e successiva conservazione delle ceneri presso un colombario) sia nelle tombe a camera che negli arcosoli e nelle nicchie; per tale motivo sono abbastanza frequenti tombe a rito misto ovvero contenenti non solo nicchie per i cinerari ma anche formae scavate nel pavimento per la deposizione dell’inumato.
La datazione dell’intero sito può essere quindi definita tra la fine del I secolo a.C. (con le tombe a sola incinerazione) fino al II-IV secolo d.C (quando a queste si affiancarono le sepolture ad inumazione e successivamente quelle a rito misto).
Mancando totalmente qualsiasi dato e visti gli esigui elementi disponibili, l’inquadramento cronologico della Necropoli può essere posto dal I secolo a.C. fino al III-IV secolo d.C.
CHIESA DI SANTA MARIA DEL PARTO (MITREO)
Monumento unico nel suo genere, questa piccola chiesa rupestre, completamente scavata nella parete tufacea, sorge su di un Mitreo Romano (III sec. d.C.) a sua volta impostato su un sepolcreto etrusco.
La struttura, nel corso dei secoli, ha mantenuto intatte alcune caratteristiche tipiche del culto mitraico come la scarsa illuminazione interna e nessun elemento architettonico esterno che ne permetta l’individuazione.
Trasformato in chiesa cristiana, molto probabilmente in seguito all’editto di Teodosio (380 d.C.) che segna la definitiva affermazione del Cristianesimo sulla religione pagana, venne dapprima intitolata a S. Michele Arcangelo, a cui è dedicato l’affresco più significativo dell’ipogeo. Solo nel ‘700, dopo che la struttura venne ampliata e dotata di un ingresso importante, e in seguito alla collocazione nell’abside dell’affresco della Natività, la Chiesa venne dedicata al culto della Vergine, assumendo il nome definitivo di “Chiesa della Madonna del Parto”.
LE TAGLIATE ETRUSCHE
Le Vie Cave, chiamate anche “Tagliate”, sono percorsi viari lunghi e stretti scavati dagli Etruschi, senza l’ausilio di mezzi meccanici, nel vivo delle colline di tufo. Sono varie le ipotesi formulate circa la loro funzione, dall’essere semplici vie di scambio e comunicazione che, in modo rapido, consentivano di collegare gli abitati ubicati nei pianori superiori con le aree sottostanti, dove era presente il sistema viario principale delle città etrusche; ad esser utilizzate come canali per convogliare le acque piovane; oppure, visto che la loro posizione molto spesso era a ridosso di una necropoli, a esser impiegate come sentieri cerimoniali di collegamento fra i centri abitati e l’area funeraria.
Inoltre le “Tagliate etrusche” essendo molto ripide, alte e profonde permettevano una facile difesa della città da eventuali invasioni nemiche.
FLORA
Il Parco dell’Antichissima città di Sutri è la più piccola area protetta della Regione Lazio ma nonostante ciò la sua varietà di ambienti naturali garantisce un elevato livello di biodiversità.
Il bosco di leccio (quercus ilex) è la presenza dominante ed è caratterizzato da un corteggio floristico ricco di alloro, di esemplari di corbezzolo e viburno.
Ampie radure, costituite da prati naturali, caratterizzano l’acrocoro vulcanico; in queste radure prolificano una moltitudine di specie erbacee che non potrebbero
altrimenti trovare spazi all’interno del bosco proprio per la mancanza dell’irradiazione solare.
Nell’area del Parco di fondovalle sono presenti diverse specie vegetali tipiche delle zone ripariali e lacustri come pioppi e salici, canneti di canna comune e cannuccia di palude e tratti di vegetazione igrofila con farfaraccio, equiseto e tifa.
Sono numerosi, inoltre, gli esemplari di felci tra cui la capelvenere, la scolopendra, la felce aquilina, la felcetta annuale, la felce maschio e l’asplenio.
Discreta anche la presenza di varie specie di funghi tra cui il Boletus aereus (porcino nero), Boletus edulis (porcino), Amanita caesarea (ovolo buono), Armillariella mellea (chiodini), Macrolepiota procera (mazza di tamburo), Cantharellus cibarius (finferlo o galletto)
FAUNA
L’Area Protetta è popolata da diverse specie di fauna fra cui istrici, volpi, martore, donnole e faine, e vi è anche una discreta frequentazione di rapaci diurni (gheppi, sparvieri e poiane) e notturni (barbagianni, gufo comune, civetta) e di numerosi esemplari di ghiandaia, cinciarella, cinciallegra, picchio verde, picchio rosso maggiore, ecc. Per quanto riguarda invece l’avifauna acquatica è da dire che, vista la presenza di un solo ruscello all’interno dell’area protetta (fosso di Valle Mazzano), sono annoverabili solo alcune specie di passo quali l’airone cenerino, la garzetta, alcune specie di limicoli e alcune coppie stanziali di germano reale.
LO SPARVIERE
Lo sparviere (Accipiter Nisus) è un rapace diurno di modeste dimensioni, dalle ali corte e dalla lunga coda, corpo magro e slanciato, testa piccola che termina con un becco elegante. L`habitat principale coincide con le zone boschive, ma durante le escursioni di caccia frequenta pure ambienti semiaperti come radure, prati, ecc. E’ un cacciatore solitario e discreto che, grazie alla sua agilità nel volo e alla vista eccellente che gli permette di notare il più piccolo movimento anche da 200 metri di distanza, rimane appostato per lungo tempo prima di lanciarsi a capofitto sulla sua preda di cui si nutre dopo averla uccisa con i lunghi artigli di cui è dotato. La sua dieta è costituita soprattutto di uccelli e secondariamente di micromammiferi. Nel nostro parco è stato osservato più volte in azioni di caccia e di predazione di piccioni.